Nessuna novità riguardante il settore artistico è emersa nell’ultima conferenza stampa del Presidente Conte riguardo all’emergenza Covid. Tra i lavoratori coinvolti c’è chi pronostica una ripresa delle attività per il 2021 e chi è invece si sente obbligato a mettere via anni di passione, lavoro e sacrifici, per dedicarsi a mestieri con maggior tutela .
C’è poi un altro tasto dolente che coinvolge direttamente il pubblico. Chi di recente ha acquistato i biglietti di un evento annullato a causa del Covid-19, si sta domandando se la somma che ha speso gli verrà riaccreditata sul conto o se gli stessi ticket saranno riutilizzabili per una nuova data. Prima però è necessario fare un po’ di chiarezza sui termini d’acquisto di questo bene.
Nel decreto legge n. 18 Cura Italia emanato da Giuseppe Conte il 16 Marzo 2020 ed entrato in vigore il giorno successivo, è presente un articolo che riguarda proprio gli organizzatori di concerti e introduce indirettamente al funzionamento dei loro meccanismi.
Stiamo parlando dell’Art. 88 – Rimborso dei contratti di soggiorno e risoluzione dei contratti di acquisto di biglietti per spettacoli, musei e altri luoghi della cultura:
1. Le disposizioni di cui all’articolo 28 del decreto-legge 2 marzo 2020, n. 9 si applicano anche ai contratti di soggiorno per i quali si sia verificata l’impossibilità sopravvenuta della prestazione a seguito dei provvedimenti adottati ai sensi dell’articolo 3 del decreto legge 23 febbraio 2020 n.6.
2. A seguito dell’adozione delle misure di cui all’articolo 2, comma l, lettere b) e d) del decreto del Presidente del Consiglio 8 marzo 2020 e a decorrere dalla data di adozione del medesimo decreto, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 1463 del codice civile, ricorre la sopravvenuta impossibilità della prestazione dovuta in relazione ai contratti di acquisto di titoli di accesso per spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, e di biglietti di ingresso ai musei e agli altri luoghi della cultura.
3. I soggetti acquirenti presentano, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, apposita istanza di rimborso al venditore, allegando il relativo titolo di acquisto. Il venditore, entro trenta giorni dalla presentazione della istanza di cui al primo periodo, provvede all’emissione di un voucher di pari importo al titolo di acquisto, da utilizzare entro un anno dall’emissione.
4. Le disposizioni di cui ai commi 2 e 3 si applicano fino alla data di efficacia delle misure previste dal decreto del Presidente del Consiglio 8 marzo 2020 e da eventuali ulteriori decreti attuativi emanati ai sensi dell’articolo 3, comma l, del decreto legge 23 febbraio 2020, n. 6.
In soldoni il decreto stabilisce che invece di un rimborso, gli organizzatori emettano (esclusivamente dietro richiesta del cliente) un voucher di “pari importo” fruibile entro 12 mesi dall’emissione, per l’acquisto di uno o più spettacoli dello stesso promoter che però non può garantirne la fruibilità entro i termini.
Per rovinarci ancora di più l’umore dobbiamo analizzare il costo di ogni singolo biglietto, il quale è generato dalla somma di più fattori: prezzo nominale; diritti di prevendita incassati dagli organizzatori; commissioni del venditore online ed eventuali oneri aggiuntivi non obbligatori. Ebbene il voucher è pari al solo prezzo nominale del biglietto più i diritti di prevendita. I promoter trattengono quindi le commissioni di servizio, i costi dell’eventuale spedizione a domicilio e della copertura assicurativa.
“Il Consumatore prende atto che se il contratto ha ad oggetto la fornitura di prodotti e servizi relativi al tempo libero, quali i TITOLI D’INGRESSO, per i quali il fornitore si impegna a fornire questi ultimi ad una data o in un periodo di esecuzione specifici, NON SI APPLICA IL DIRITTO DI RECESSO previsto dall’art. 52 del Codice del Consumo.” Dal sito di Ticketone
Il diritto di recesso per l’acquisto degli spettacoli, di fatto, non esiste, e se da una parte questo può costituire un vantaggio nei confronti di un settore sempre più a rischio, dall’altra priva il cliente della libertà di scegliere come spendere il suo denaro.
«Chi acquista biglietti basa la sua scelta sull’artista, non sul luogo in cui si terrà il concerto, né tantomeno sul nome del promoter che nella maggior parte dei casi ignora. Chi ha effettuato l’acquisto presso una biglietteria online penserà di poter usare il voucher per scegliere qualunque altro concerto presente sulla piattaforma. Quando scoprirà che non lo potrà fare si arrabbierà. La gente sarà impoverita e indebitata alla fine di questa crisi e non capirà la logica di questa cosa. Sarà un problema enorme. Del resto, se riporto in libreria un libro Feltrinelli per un cambio, mi aspetto di poter scegliere libri di qualunque editore, non solo Feltrinelli» dice Pietro Fuccio, fondatore di DNA Concerti.
Sui vari social non mancano poi gli sfoghi degli artisti che, seppur vivano spesso in condizioni di privilegio rispetto a molte altre categorie, lamentano la mancanza di tutela del Governo nei loro confronti. Così salta all’occhio il post di un utente molto attivo nel ramo musicale, il quale sottolinea altri aspetti non meno importanti di grande spunto riflessivo:
“Ammirevole la mobilitazione social di molti grandi artisti che chiedono al Governo aiuti e garanzie per la categoria dello spettacolo che comprende tanti lavoratori: musicisti, fonici, tecnici, ballerini etc. (saremo presumibilmente gli ultimi a poter ripartire, c’è chi parla di 2021 inoltrato!) Le loro voci assieme sono più forti dei nostri sfoghi social e sicuramente sensibilizzeranno poteri forti e opinione pubblica sulla nostra categoria in difficoltà. Quindi GRAZIE! Tra questi artisti ce ne sono alcuni che potrebbero fare ancora di più, senza clamore del web, dando un buon esempio…alcuni di loro hanno eventi in programma quest’estate, che verrano posticipati a tempi più sicuri…molti di questi eventi sono già sold out, biglietti già venduti, quindi i soldi sono già stati incassati dalle agenzie di spettacolo e i biglietti venduti saranno validi per l’evento riprogrammato, quindi nella maggior parte dei casi non sarà necessario restituirli al pubblico che li ha comprati. Sarebbe utile ed elegante che ai musicisti, tecnici, operatori che lo richiedessero e che avrebbero lavorato a questi spettacoli venisse concesso dalle agenzie che li producono un cospicuo anticipo sul compenso concordato, del tipo: quest’anno che non lavoriamo ti garantisco il 50% e l’anno prossimo a fine tour ti darò il resto che manca (perché tanto noi i soldi li abbiamo già incassati). In questo caso l’appello al Governo non servirebbe, basterebbe guardarsi in casa…utopia?”
A rafforzare indirettamente la richiesta di questo utente interviene Claudio Trotta, produttore musicale. «Chi ha incassato soldi dalla vendita dei biglietti dovrà usarli per anticiparli a chi avrebbe lavorato a quegli spettacoli. Chiedere tempi certi al governo che non può darli è inutile. Serve piuttosto un grande pensatoio che generi riconversione per i prossimi 12 mesi per le persone che lavorano nel mondo dello spettacolo e che altrimenti non vedranno un euro.»
Stabilire cosa sia giusto fare in questi casi non è semplice. Se da una parte l’artista perde i suoi spettacoli, dall’altra c’è chi ha pagato per non vederli. La scelta di vincolare i voucher servirebbe quindi a tutelare le varie aziende dalla crisi, ma tra queste ce n’è una che sta andando controcorrente restituendo ai suoi clienti la somma spesa, ed è la DNA Concerti. «Il decreto non stabilisce alcuna obbligatorietà e difatti ho disposto il rimborso sulla carta di credito di tutti i biglietti», dice Pietro Fuccio, il suo fondatore. «Dobbiamo metterci nei panni di chi ha comprato i biglietti e non del meccanismo dei voucher che somiglia a un prelievo forzoso». DNA aggiunge che, nel caso in cui qualcuno decidesse di non chiedere il rimborso, la metà di quel biglietto sarà devoluta alla Protezione Civile.
A rendere la situazione ancora più delicata è la difficoltà pratica dei vari promoter nel gestire in smart working le richieste di rimborso, così Ticketone ha ben pensato di canalizzarle su internet applicando costi esorbitanti alle chiamate in entrata. «abbiamo la necessità di privilegiare il canale dei form su internet che ci permette di processare un gran numero di richieste. Dopo l’introduzione dei voucher abbiamo dovuto aggiornare i nostri sistemi informatici. In questo momento stiamo pre-processando le istanze di rimborso tramite voucher. Chiediamo di avere pazienza».
Le date estive sono rimaste confermate, eppure il sentore di una nuova ondata di rinvii è decisamente forte e non farà altro che aggravare una perdita già stimata di 350 milioni di euro per l’intera filiera musicale. Artisti e operatori del settore sono così costretti a cercare alternative per sopravvivere all’indifferenza di un Paese famoso in tutto il mondo proprio per la sua arte.